Biancoenero ® è la prima font italiana ad Alta Leggibilità, messa a disposizione gratuitamente per chi ne faccia un uso non commerciale; è stata disegnata dai graphic designer Riccardo Lorusso e Umberto Mischi, con la consulenza di Alessandra Finzi (psicologa cognitiva), Daniele Zanoni (esperto di metodi di studio in disturbi dell'apprendimento) e Luciano Perondi (designer e docente di tipografia all'ISIA di Urbino).Torna alla modalità standard
Risalente alla fine del '700, usato per la macinazione di noci e nocciole, e alimentato da acque derivate dal rio del vallone di Riclaretto. Il piccolo edificio fu utilizzato fino al 1910.
Mulino di Borgo Colonnello Pettinati
Di proprietą della famiglia Tessore, funzionņ fino al 1960, dopo di che venne trasformato in abitazione privata. Č ancora possibile scorgere il vecchio canale in cemento.
Mulino d'la Touąro
Il suo nome proviene dal suo sito di costruzione, vicino alla strada che si percorre per arrivare alla borgata Torre. Costruito nel 1892, terminņ l'attivitą negli anni '20. La struttura, ancora piuttosto ben conservata, mantiene ancora le antiche macine.
Mulino di Vrocchi (LīVrōc)
Piccolo villaggio che si trova non lontano dalla borgata di Bovile (Lou Bouviėl), gią Comune autonomo. Venne realizzato alla fine del 1800, riedificato nel 1935 e successivamente elettrificato. La sua attivitą terminņ negli anni '60. Il mulino si presenta in ottime condizioni non solo all'esterno, ma anche al suo interno, dove si possono vedere la tramoggia, le macine e gli organi di trasmissione.
Mulino di Chiotti
Situato a valle della Provinciale in localitą Sčre dā Moulin, traeva alimentazione dal Germanasca. E' Tuttora esistente, anche se strutturalmente in parte modificato.
Mulino di Combagarino
Nella antica scuola Beckwith del borgo venne sistemato negli anni '40 un mulino elettrico a cilindri, che funzionņ per pochi anni.
Mulino della Balmāsa
Situato nel vallone di Faetto, poco oltre il bivio per la borgata Clot, in localitą omonima, molto suggestivo, con una grande parete rocciosa che si erge sul versante opposto (č da notare a questo proposito la radice del toponimo ricorrente "Balma", derivante dall'antico ligure e successivamente giunto nelle Valli, che indica un riparo naturale). Purtroppo ne rimangono ormai pochi ruderi, con le relative macine.
Mulino della Freirģo
Struttura con ruota a cassetta, che funzionņ fino agli anni '20. Attualmente č in rovina, ma l'edificio a volume articolato permette ancora di osservare le tipologie costruttive tipiche della zona, utilizzate in modo piuttosto originale.
Mulino di Pian Faetto
Lo stabile risale alla fine del '700, e rimase in attivitą sino gli ani '40, alimentato dal rio della Conca Cialancia. L'edificio in pietra con il tetto in lose, č molto ben conservato, situato su un terreno estremamente digradante, che riporta l'attenzione sulla fatica quotidiana del vivere nelle localitą di montagna, dove ogni opera era una conquista dell'ingegno e di duro lavoro, data la natura aspra dei terreni e la loro conformazione morfologica irregolare.
Mulino Tessore
Ubicato a Perrero in via Facta 7. La sua ruota a cassette azionava gli organi motori del mulino, mentre un'altra ruota a palette, pił piccola, faceva funzionare una fucina poco distante. La sua attivitą terminņ negli anni '50. L'edificio si presenta in buono stato di conservazione.
Mulino Fassi
In via Facta 11, nel capoluogo, si trova questo mulino costruito nel 1893. Da quando ha cessato la sua attivitą nel 1992, č stato parzialmente adibito ad abitazione, restaurando perņ l'intero edificio, oggi visitabile su prenotazione, con le parti meccaniche del mulino interamente funzionanti. Particolarmente notevole č la ruota in castagno e larice, molto ben ripristinata.
Mulini di Coumbo dā Moulin (Riclaretto)
Si tratta di edifici di dimensioni relativamente modeste di cui oggi rimangono solo suggestive rovine (con pochi resti di coperture ed organi meccanici). Venivano utilizzati in special modo per la macinazione del grano saraceno (granét), un tempo molto coltivato nelle Valli. Nella zona esisteva anche un frantoio per noci (ulģe), con resti di opere murarie e macine, quasi inghiottito dalla vegetazione spontanea.